Sweet Child in Time risuona nella mente come un’eco lontana, attraversando un paesaggio sospeso tra buio e luce. Alba. Un campo verde, alberi all’orizzonte.
Da tre archivi fotografici, senza un tema prestabilito, sono state raccolte sedici immagini. Il numero non è casuale: corrisponde al multiplo che struttura il libro, medium di riferimento e dispositivo nascosto di questa installazione.
La cornice, tradizionalmente destinata a contenere una singola immagine, si frammenta in sedici campi. Ogni sezione è una pagina potenziale di un libro che non c’è. Il passe-partout, solitamente confinato ai margini, invade l’intero spazio e diventa esso stesso superficie visiva.
Il libro fotografico è, in fondo, una miniaturizzazione del mondo. Così anche la Galleria Più Piccola del Mondo, con le sue misure ridotte, diventa un campo dilatato di narrazioni: la cornice si apre, le immagini dialogano, il piccolo si espande.
Tre fotografi, tre archivi, un display.
“You’ll see the line / line that’s drawn between / good and bad.”