Dagli gli anni settanta si è sviluppato un movimento artistico, legato al più ampio fenomeno culturale dell’Hip-Hop, che ha preso il nome di “Street Art”, termine che include forme espressive come graffiti, tag, lettering, murales e che utilizzando lo spazio pubblico come luogo dei suoi interventi ha cambiato decisamente il volto di molte città. L’obiettivo è quello di uscire dai musei e dalle gallerie ed andare ad occupare spazi urbani coinvolgendo più persone alla vista di un’opera d’arte e alla lettura dei loro messaggi.
Sulla scia della Street Art, con l’uso di semplici strumenti, ha preso piede anche l’esigenza di alcuni di scrivere sui muri frasi più o meno significative.
Niente male, lo facevano anche gli uomini primitivi dentro le caverne, gli antichi egizi con i loro geroglifici, i romani sulle tavole di legno e l’elenco potrebbe continuare, lasciando inoltre un segno della loro presenza.
Riempiti di scritte e di disegni, i muri delle città si sono trasformate in pagine colorate di vita quotidiana, leggendo le quali è possibile capire cosa succede nel territorio e chi sono le persone che stanno intorno a noi. Se la comunicazione è prima di tutto scambio di conoscenze, allora anche una piccola scritta su un muro può trasformarsi in un veicolo di informazioni e contenuti che ci vengono messi di fronte agli occhi in modo immediato e che non possiamo fare a meno di osservare, comprendere e rielaborare. Là dove la voce si perde nell’aria e nel tempo, la scritta rimane invece salda e ben visibile davanti a noi, come un appunto su un’agenda che sta a ricordarci di volta in volta esigenze, presenze, pensieri, ideali, usi e costumi della gente che popola le città. Le scritte sui muri conservano un’immediatezza naturale potentissima.
Durante un workshop fotografico a Lisbona, organizzato dalla Scuola Graffiti, non solo lungo le strade si potevano leggere varie frasi o pensieri di anonimi scribacchini, ma in alcuni punti le scritte, giustapposte in bella mostra, presentavano citazioni di poeti o illustri personaggi dando a queste il carattere di espressioni ben radicate nelle tradizioni e nel tessuto sociale.
Una di queste, “COLOCADO EM TODOS OS LADOS DA LUZ / PLACED ON EITHER SIDE OF THE LIGHT”, è stata posta sul pavimento davanti al complesso del museo dell’Arte, Architettura e Tecnologia (MAAT). Racconta dell’idea progettuale che sta alla base della forma che definisce l’ edificio: fare in modo che la luce del sole possa riflettere dalle acque del Tago, battere sulla parete in ceramica e andare ad illuminare le opere esposte nella sala inferiore all’interno. Una brillante soluzione per creare uno stretto rapporto tra natura e il tessuto urbano.
Tale soluzione, oltre a caratterizzare in maniera inequivocabile l’intera struttura con le sue plastiche forme, pone l’accento su un elemento fondamentale, “LA LUCE”, che connota e distingue la città di Lisbona, dandole un fascino particolarissimo e misterioso. Non penso di esagerare, mi sembra che la luce sia la chiave per comprendere Lisbona. Lì risiede il suo segreto e la sua ragione. Quando nel pomeriggio la brezza dell’Oceano Atlantico spazza via le nuvole e le foschie, il cielo si fa denso e uniforme. La luce colora il Tago, si riflette sulle lucide superfici degli azulejos e si insinua negli stretti vicoli dei quartieri storici. I colori pastello degli intonaci delle case si accendono sotto i raggi del sole e la pietra bianca dei marciapiedi risplende magicamente.
“Per me non esistono fiori in grado di reggere il confronto con la varietà dei colori che assume Lisbona alla luce del sole”. FERNANDO PESSOA
ARMANDO CASALI – www.armandocasali.com
Nato a Roma il 31 luglio 1948. Inizia la professione di architetto con un suo studio. In seguito, insieme con altri colleghi, partecipa come socio allo studio B.C.C.S. realizzando ristrutturazioni, edifici residenziali e uffici.
In collaborazione col Gruppo Flammini Engineering partecipa alla realizzazione del “Palazzo Mauro De André” edificio polifunzionale a Ravenna e diventa responsabile per la progettazione del settore allestimenti, realizzando stand, spettacoli e oggetti di design per varie imprese, tra cui: Gruppo Ferruzzi, Agrimont, Eridania, Montedison, Il Messaggero, Ford, Yamaha, Toyota, Goodyear, Federconsorsi, Fiorucci Alimentare, Poltrona Frau. È in questa occasione che la passione per la fotografia prende un nuovo aspetto e una nuova direzione. La macchina fotografica diventa mezzo di conoscenza del mondo pubblicitario con la necessità di riportarne i contenuti all’interno delle scelte progettuali.
Collabora con lo studio Compagnia del Progetto nel settore urbanistico partecipando alla stesura di quattro comparti di piano particolareggiato all’interno della variante di P.R.G. del Comune di Cassino e alla progettazione e realizzazione di edifici residenziali e commerciali a Ravenna. In seguito esercita libera attività professionale con un proprio studio. Partecipa a diversi concorsi: “Mercato del Pesce” a Jedda (Arabia Saudita) in collaborazione con l’Arch. Leti-Messina; Concorso Nazionale di Idee “Ristrutturazione Piazza T. Frasconi” Genzano; “Ponte degli Olmi” segnalato con il IV° Premio, come Studio “B.C.C.S.”; “Cento Chiese per Roma” con la Compagnia del Progetto; Concorso Internazionale di idee “Parco di Centocelle” a Roma, con segnalazione.
Maturata la pensione si dedica a tempo pieno alla fotografia pubblicando un primo libro edito dalla Casa Editrice Graffiti “Consigli per gli acquisti” nel 2012 e il secondo “OSSIDAZIONI – Cose dell’altro mondo” nel 2024 che ha vinto diversi concorsi internazionali tra cui il TIFA, BIFA, IPA, PX3 e C2A.
Ha pubblicato le sue immagini anche in libri collettivi sempre editi da Graffiti: “Forma Volume Superficie Colore” (2016), “Luce come narrazione” (2017), “Roma – Tra luci e ombre” (2018), “Tempo” (2019), “Covid19 – Immagini da un anno buio” (2020), “Covid19 – Verso la luce” (2021), “La poetica dell’immagine” (2022), “Urban” (2023) che hanno vinto numerosi premi fotografici internazionali: 2023 IPA, PX3 – 2022 BIFA, PX3, TIFA – 2021 MIFA, TIFA, IPA, PX3, BIFA – 2020 TIFA – 2017 IDA, IPA. Con la Muef Gallery due cataloghi con rispettive mostre: “The Night Book” e “Decameron”. Ha esposto in diverse mostre a Roma, Rieti, Sperlonga, Viterbo.