Durga Puja è una festa annuale hindu dell'Asia del sud che celebra la dea Durga. Si riferisce ai sei giorni denominati Mahalaya, Shashthi, Maha Saptami, Maha Ashtami, Maha Navami, e Bijoya Dashami. Durante questa lunga festività, Durga viene celebrata come la salvatrice del mondo dalla minaccia del male. In alcuni casi viene celebrata per nove notti, chiamate Navaratri.
Due sono le tradizioni che narrano delle gesta di Durga.
Quella del Visnu Purana e quella più conosciuta e comune risale al V-Vii secolo d.C. Ovvero quella che narra di Mahisasura, il potente demone-bufalo, il quale – grazie ad un potere speciale – non poteva essere ucciso da nessun uomo, così che prima conquistò la terra, poi minacciò Indra di impossessarsi anche dei cieli. Dopo una battaglia durata cento anni, il demone-bufalo divenne il Signore di tutti i mondi, il che lo rese superbo e orgoglioso.
Fu allora che Indra, non avendo più altra alternativa, si rivolse per chiedere aiuto alla trimurti Brahma, Siva e Visnu, i quali, pieni di rabbia, assieme a tutte le divinità induiste, fecero uscire dalle loro bocche colme d'ira una potentissima energia nelle sembianze del fuoco. Quando il fuoco si condensò prese la forma della bellissima dea Durga, la quale fu insignita del compito di distruggere il terribile demone-bufalo.
Poiché, secondo il potere di cui godeva Mahisa, solo una donna avrebbe potuto ucciderlo. Per aiutarla nel suo compito ogni dio le donò uno dei suoi attributi: la coppa di vino, il tridente, la lancia, il rosario e vaso con l'acqua, la lucentezza, la conchiglia, la tigre, la folgore e altri ancora.
Questa è la ragione della classica iconografia di Durga che può avere da otto a trentadue braccia.
Allora ebbe origine una lunga battaglia tra la feroce Dea e il demone che assumeva continuamente le sembianze di diversi animali.
Ma alla fine Durga lo uccise con il tridente di Shiva e poi lo decapitò con il disco. Solo in quel momento Mahisa tornò alle sue reali sembianze umane dal corpo del bufalo ucciso e Durga divenne “la dea che uccide il demone-bufalo”, e fu venerata con inni e danze in suo onore.
La comunità induista del Bangladesh negli ultimi anni è cresciuta di numero, grazie anche alla presenza di tre mondir (templi) nella stessa area di Torpignattara e, come ogni, si è raccolta per celebrare la Grande Dea, con la presenza anche di fedeli indiani, nepalesi e italiani.
Il laboratorio fotografico, giunto al terzo anno consecutivo, mostra il punto di vista di dieci fotografi che si sono alternati nei quattro giorni precedenti fino all'ultimo e più importante giorno con il viaggio verso il mare di Ostia per salutare simbolicamente la Dea e poi la sera, nel tempio Hindu Puja Udjapon Parisad, in cui c'è stata la festa vera e propria, con la lunga processione delle donne a segnare con la polvere rossa, il sindur, l'effige di Durga e a ricevere dal brahmino il bracciale di filo rosso portafortuna chiamato pola, usato come protezione dai mali e le calamità, come citato nei Purana, per poi dare inizio alle danze e alla gioia rituale di cospargersi il viso della polvere rossa.
Fotografi:
Angelo Bonarelli
Arianna Speranza
Chiara Nobili
Leonardo Petrucci
Massimo Gaetano
Massimo Russo
Serena Urbinati
Simona Galletti
Stefania Siciliani
Stefano Romano