Dal 28 al 30 novembre, la Galerie de Paris, storica galleria di Via Margutta, ospita l'esposizione "In mostra senza tema", con una ventina di scatti fotografici, realizzati da Edoardo Formica, a cura dello stesso artista, in collaborazione con lo storico dell'arte Carlotta Degl'Innocenti.
Nella giornata di Sabato 30 novembre si svolgerà il finissage con il quale Edoardo Formica concluderà nel cuore di Roma, un'esperienza espositiva iniziata nel 2024.
"L'inizio e la fine" di un mondo indirettamente presente, documentato attraverso una serie di fotografie dedicate all'esistenza in una Roma contemporanea, in un gioco continuo di rimandi e piani narrativi, grazie ai quali, con uno delicato senso di umorismo, è possibile ritrovare attraverso dei paradossi, l'animo e il cuore della città eterna nella sua romanità più autentica, incarnata dallo sguardo dell'artista.
Fermi immagini di una dimensione caotica nei quali lo scatto di Formica ricrea un mondo ordinato, preservandone le atmosfere che stordiscono. Nel suo peregrinare nella realtà urbana contemporanea di una Roma che gli appartiene fin dalla più tenera età, in un nesso di causalità, l'artista documenta momenti del quotidiano, in forma dialogante, tra sincronicità, corrispondenze e anomalie, traslando il dato reale in una dimensione surreale narrante.
"Esistono momenti spesso dati dal caso in cui fare una foto diventa qualcosa di più di fare una foto. La mia fotografia, cerca, nel bene e nel male, riuscendoci o meno, una condivisione, un confronto". (E. Formica).
I titoli delle opere accompagneranno il visitatore in un'esperienza densa di sorprese: "Alterni e intenti", "Ah ma questo lo facevo anche io", "Spazio disponibile" "Un pugno di fede", "bianco e..vero" o "arcobaleno di città".
Ogni opera è stampata in una serie di tre stampe su carta fotografica. Una sola opera, senza titolo, è stata invece stampata su carta fotografica e applicata su laminato in alluminio con strato protettivo polimerizzato.
Nota biografica: Classe 1976, romano di nascita, Edoardo Formica inizia a fotografare fin dall'età di 16 anni. Dapprima in analogico per poi passare a partire dal 2019 al digitale, tuttora autodidatta e senza interventi in fase di post produzione.
Testo critico di Carlotta Degl’Innocenti
“L’inizio e la fine” di un mondo indirettamente presente, documentato attraverso una serie di fotografie dedicate all’esistenza in una Roma contemporanea, in un gioco continuo di rimandi grazie ai quali, con uno delicato senso di umorismo, è possibile ritrovare attraverso dei paradossi, l’animo e il cuore della città eterna, nella sua romanità più autentica, incarnata dallo sguardo dell’artista. Fermi immagini di una dimensione caotica dove lo scatto di Edoardo Formica ricrea un mondo ordinato, preservandone le atmosfere che stordiscono. Ed è proprio nel biancore, ormai grigiastro di una scala di servizio anonima, che l’artista trova l’uscita nella bellezza, raffigurata dalla perfezione di un prisma che rifrange un arcobaleno, perfettamente disegnato su di una linea retta.
“La fotografia è sintesi. E’ intuizione, costruzione e definizione di un singolo attimo”, scrive Formica.
Nel suo peregrinare nella realtà urbana contemporanea di una Roma che gli appartiene fin dalla più tenera età, in un nesso di causalità, l’artista documenta momenti del quotidiano, in forma dialogante, tra sincronicità, corrispondenze e anomalie, traslando il dato reale in una dimensione surreale narrante. Grazie alla sua capacità di cogliere l’angolazione perfetta e personale di un istante percettivo, quasi inconscio, offre una visione universale, immergendo e interrogando il fruitore in un colloquio continuo tra il dentro e il fuori, vita interiore ed esteriore.
“Esistono momenti spesso dati dal caso in cui fare una foto diventa qualcosa di più di fare una foto. La mia fotografia, cerca, nel bene e nel male, riuscendoci o meno, una condivisione, un confronto”. (E. Formica).
Dall’attimo in cui nasce la poesia, nella tensione costante tra il reale e la visione, tra il gioco astratto della composizione e degli elementi costitutivi dell’inquadratura, tra l’intensità dei colori, delle luci, delle ombre e dei riflessi, Formica diventa eloquente e questo da autodidatta e senza mai ritoccare l’immagine in fase di post produzione.
Ogni dettaglio casuale è di per sé significante. Attraverso piani, corrispondenze e ambiguità, sostenuti anche dalla trasposizione dei titoli, invita a riflettere sugli aspetti dissacranti della contemporaneità, individuando luoghi “status symbol” di Roma come Feltrinelli, icone della città eterna come le Madonne di Roma, i sanpietrini, l’arte e “miti di oggi” (R. Barthes) associati alla cartellonistica pubblicitaria e alle attività commerciali più disparate come la profusione di negozi di souvenir destinati ad un turismo di massa.
L’opera di Formica è quell’istante percettivo in cui l’individuo cosciente vede ciò che lo circonda: lo spunto iniziale che genera un discorso dal quale scaturiscono la percezione e il riappropriarsi della vita stessa. I titoli “Alterni e intenti”, “Ah ma questo lo facevo anche io”, “Spazio disponibile” “Un pugno di fede”, “bianco e..vero” o “arcobaleno di città”, rientrano in questo processo di autocoscienza, nell’acquisizione del fenomeno visivo.
Formica potrebbe rientrare in parte nella linea della ricerca artistica del fotografo padovano Antonio Concolato che negli anni Sessanta e Settanta indagava “la dimensione sincronica e frammentata, in un gioco di specchi e trasparenze, offrendo spunti per molteplici percorsi visivi percorribili singolarmente”. (“Antonio Concolato, Le prospettive multiple”, Palazzo Municipale, Padova , Lo Specchio Incerto, Feb. 2009)