dal 28.01.2024 al 10.03.2024
Libera + soon
Un guizzo di gioia, un ritrovamento.
La mostra è il risultato di un lavoro accaduto insieme. E dico accaduto proprio perché per alcuni incontri non c'è possibilità di decidere una economia del risultato.
Accade di confrontarsi, misurarsi con un luogo che ancora non esiste, procedere per morbidezze e scoscesità, e in questo cercare sentirsi dal fondo diventare alleati. Sentire dal fondo emergere un luogo che adesso c'è. Un luogo divenuto mondo.
Ho un debole per tutto ciò che porta il segno di una ferita. La condizione umana prevede stratificazioni cosi dure da sembrare minerarie eppure così sempre nuove da saper trattenere tutta la luce e aprirsi e ancora aprirsi.
Nelle piccole opere-mondo di Elena e Futura ci sono sedimento, stratificazione e molta luce.
Una ricerca estetica raffinata che conduce in una natura paesaggio umana senza essere antropomorfa. Sarebbe e sarà certamente più in quiete il mondo senza di noi, ma credo anche che la meraviglia per la straordinaria intelligenza che tiene l'insieme, la bellezza, l'incanto, gli alberi, i cieli, per poter esistere debbano poter essere raccontati.
"Il respiro continuo del mondo è ciò che sentiamo e chiamiamo silenzio".
Questo portare in sé respiri, echi di storie e presenze, rende questi lavori narrativi,
poetici, umani.
"Perché è così: prima ci si sbaglia, ci si perde, ci si arrampica per astratte impalcature intellettuali, finchè la vita un bel giorno comincia, coi suoi gesti leggeri e sapienti, a richiamarci a lei.
È come aprire gli occhi ad un tratto e trovarsi su una striscia di prato al sole, vicino alle pietre e alle piante. Il senso della vita non è più sparso, nel cervello, nelle mani, negli occhi, ma è tutto raccolto nel centro del petto, come un enorme fiore o come una corazza: e il domani non è più che portare sempre più in avanti quel fiore, sereni, eretti, per una grande strada bianca."
La strada segnata qui è bianca e oro.
Elisabetta Remondi