dal 30.11.2023 al 22.03.2024
Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione
L’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) presenta la mostra fotografica “Vincenzo Castella. Rinascimento, luce naturale” a cura di Francesca Fabiani, allestita dal 30 novembre 2023 al 22 marzo 2024 negli spazi della ex Chiesa delle Zitelle dell’ICCD, nel quartiere Trastevere di Roma. L’inaugurazione si terrà giovedì 30 novembre 2023 alle ore 18.00 alla presenza del direttore ICCD, della curatrice e dell’artista che alle 19.00 presenterà il suo progetto fotografico. Dalla Certosa di Pavia al Cenacolo di Leonardo in Santa Maria delle Grazie a Milano, dal Santuario di Loreto a Santa Maria Novella a Firenze, da Santa Maria degli Angeli a Roma alla cupola di San Giorgio che emerge rarefatta dalla laguna di Venezia. Pitture, sculture e architetture del Rinascimento italiano da riconoscere o scoprire grazie allo sguardo di uno dei più interessanti maestri della fotografia contemporanea. Francesca Fabiani, curatrice della mostra, sottolinea: «Nelle fotografie di Castella i soggetti sono restituiti con fiammingo nitore, senza alcun artificio, con luce naturale, appunto. Il colore e la notevole dimensione delle stampe non sono escamotage di spettacolarizzazione, ma gradienti necessari a questa modalità di inquadrare il mondo. L’accuratezza nella stampa e la qualità dei dettagli che il grande formato permette sono parte fondante della ricerca e rispecchiano la sua fascinazione per la materia di cui è fatto il visibile, che sia legno, marmo, acqua o aria». Questa modalità di rappresentazione del reale parte da un assunto che per Castella si configura quasi come impostazione etica, oltre che teorica: ridurre al minimo l’ingombro dell’autore, lasciando spazio alle cose, senza interferire, affinché queste manifestino loro stesse: «L’idea della ricerca, quasi una caccia fotografica all’immagine, la foto bella, unica… era una cosa che non potevo sopportare. Per me era importante lavorare su una metodologia che comprendesse tutta la mia vita, cioè la costruzione di un metodo, di un racconto», spiega Castella. La mostra rappresenta l'output conclusivo di un progetto di acquisizione, conservazione e valorizzazione di 50 opere fotografiche di Vincenzo Castella, scelte in coerenza con la collezione dell'ICCD, nato a fine ‘800 come Gabinetto Fotografico con il compito di documentare il patrimonio culturale italiano. Secondo il Direttore Carlo Birrozzi: «L'iniziativa si pone dunque in continuità con la missione dell’Istituto, oggi sempre più impegnato a promuovere il linguaggio fotografico in chiave contemporanea. Arricchire la collezione con il lavoro di un autore come Vincenzo Castella non mira certamente a moltiplicare l’immagine di luoghi già ampiamente rappresentati, bensì a introdurre nuovi modi di guardare e interrogare il visibile». L’acquisizione è stata finanziata dall’avviso pubblico Strategia Fotografia 2020 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. La mostra beneficia della media partnership di Rai Cultura e di Rai Radio3.
L’ARTISTA | VINCENZO CASTELLA
Vincenzo Castella (Napoli, 1952) vive a Milano. Inizia a fotografare nel 1975 ispirato dagli americani Charles Sheeler, Paul Strand e Walker Evans. Spinto dalla convinzione che il mezzo fotografico potesse produrre immagini diverse da quelle che apparivano nel mondo delle riviste, Castella inizia a farne un uso concettuale, contribuendo all’evoluzione del linguaggio fotografico che in quegli anni trovò un fondamentale momento di verifica nel 1984 con il progetto “Viaggio in Italia” di Luigi Ghirri, cui egli partecipò. Dalla fine degli anni ’90 Castella introduce la ripresa dall’alto e il grande formato a colori, anticipando una tendenza nella fotografia contemporanea che connoterà poi un’intera generazione di autori. Sono di questi anni le sue celebri vedute dall’alto di varie città europee che indagano i temi della distanza e della dislocazione con un’impostazione fortemente a-narrativa. Dal 2006 Castella inizia a realizzare installazioni da negativi fotografici di grande formato. È il caso di Cronache da Milano, presentata ad Art Unlimited a Basilea nel 2009, in cui i movimenti di una camera virtuale riproducono una lettura articolata della foto stessa e delle relazioni tra visibile e non visibile. Suoi lavori sono presenti in importanti mostre e collezioni in Italia e all’estero tra cui il MAXXI, il MUFOCO, la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, la Tate Modern di Londra, il Fine Art Museum di Houston, la Biennale di Venezia. Nel 2023 gli è stata dedicata un’ampia monografica alla Triennale di Milano.
LA CURATRICE | FRANCESCA FABIANI
Da oltre 30 anni attiva nel mondo della promozione culturale, soprattutto in ambito fotografico, è oggi coordinatrice dell’Area Fotografia e curatrice dei progetti di fotografia contemporanea dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la documentazione a Roma. È stata responsabile per la fotografia al MAXXI, avviando la costituzione delle collezioni e curando la programmazione del museo sulla fotografia. Dal 1989 ha curato e/o organizzato mostre presso istituzioni come il MAXXI, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna, la Biennale di Venezia, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Cà Pesaro a Venezia, il Festival di Spoleto, il CIVA di Bruxelles, l’Istituto italiano di Cultura di Parigi, l’Accademia di Francia a Roma-Villa Medici, l’Istituto Moreira Salles di Sao Paulo e Rio de Janeiro, il Centro Culturale Recoleta di Buenos Aires, il Centro RossPhoto a San Pietroburgo, il MMAM di Mosca, l’IIC di Los Angeles. Ha curato numerose pubblicazioni e ha fatto parte di giurie e comitati tra cui Photo London; Prix Carmignac a Parigi; Prix Pictet, London; Visible White Photo Prize; Premio Fondazione Fotografia, Modena; Premio Internazionale Gabriele Basilico, Milano. È invitata come lettrice di portfolio in festival come Les Rencontres de la Photographie d’Arles o il SiFEST a Savignano. Insegna a Fondazione Modena Arti Visive ed è membro del Consiglio Direttivo della SISF_Società Italiana per lo Studio della Fotografia.