dal 20.09.2022 al 20.11.2022
Jey
Questa felicità obliqua, che basterebbero due dita per riequilibrare la cornice. Una felicità senza fiato, costruita con frammenti di vita una volta magari felice davvero. Donne fragili di un tempo carnefice, le donne tumefatte e violentate di Nan Goldin, letti sfatti e sigarette accese e malinconiche nudità in stanze di motel sdruciti.
Le grazie arrampicate su porte vuote di Francesca Woodman.
Speranze di resurrezioni.
Questo tempo obliquo scovato nell'ombra da Davide Gualtieri reclama ossigeno puro, una luce che lo tagli, un mare infinito dove poter annegare lo sguardo. Non ci siamo parlati. Abbiamo scelto.
"La felicità è un angelo dal volto grave" diceva Modigliani. E le sue erano donne allungate, tendenti all'infinito, all'altrove.
La tecnica al servizio dell'idea: la fotografia concettuale di Davide si anima nel momento in cui la sua idea è già una pratica mentale dell'osservatore.
Mi emoziono se quell'emozione era già parte di me, mi allontano se non è concepita nel mio mondo emotivo. Non è un caso che Gualtieri citi spesso Marcel Duchamp e Man Ray. Due giganti che hanno percepito le infinite strade dell'emozione cinematografica.
La felicità grave è porzione di emozioni eversive.
Leonardo Jattarelli