dall'08.10.2024 all'08.11.2024
Galleria Gallerati
"Mi piace il fatto che sono io e che mi deformo leggermente la faccia, penso che sia abbastanza significativo che io sia struccata a eccezione di due elementi molto femminili che richiamano il colore della cornice e del passepartout." Benedetta Cari
Carlo Gallerati è lieto di curare e presentare Maschere, una mostra personale di Benedetta Cari.
L’evento si inserisce, da lunedì 21 a sabato 26 ottobre, nel programma della nona edizione di RAW (Rome Art Week).
Sono ancora le gallerie le attrici principali nell’evoluzione e nella promozione dell’arte attuale? Chiaramente sì, nonostante tutto. Il copione del teatro globale detta a ritmo costante scenari di fragilità e pericolo, ma l’autonomia delle vedute e del pensiero individuali si riscopre ogni volta confermata, confortata e sospinta dall’energia visionaria degli artisti. E più la proposta è smisurata, più deve essere feroce la selezione: come quella che ha condotto me a scegliere per questa mostra – la centesima personale nella storia della galleria – alcune opere di Benedetta Cari. Le Maschere sono fotografie a sviluppo istantaneo – Polaroid (quindi pezzi unici 10,7 x 8,8) – che ritraggono figure di giovani donne variamente atteggiate in ambientazioni di interni oppure su sfondi di tonalità compatte. Per intero o tagliate; in luce morbida o aggressiva; spesso col viso protagonista, non sempre con lo sguardo diretto. Malinconiche sì, infelici no, pensose forse. Svestite ma non nude. Solitarie. Niente di nuovo, si direbbe. Eppure qualcosa di diverso da quello che l’umano voyeurismo va di regola trovando nella gentilezza delle pose femminili v’è. Per me almeno, ma credo anche per altri e per altre. Non è una questione di sensibilità, ma di pazienza: sensibili lo siamo tutti; soltanto, ci guidano tempi mutevoli nell’attenzione e nella concentrazione. Se riuscissimo a osservare le singole Maschere per pochi secondi in più di quanti il nostro istinto decreti sufficienti, quel qualcosa di diverso ci affiorerebbe nella sua verità. Si tratta del conflitto irrisolto, in genere taciuto e tuttavia onnipresente, tra l’adesso e il mai più. Schermato qui dalla promessa di bellezza mantenibile grazie all’emulsione chimica, fa capolino in fondo come ineluttabilmente selvaggio, sconnesso, sporto fino ai margini urlati dello smodato. Allora è un lavoro d’equilibrio, quello della fotografa: la natura artistica della sua comunicazione sta nella delicatezza, nell’alludere al nodo tremante in lei che scatta e in noi spettatori senza però smascherarlo. Sollecita amabilmente, Benedetta, le nostre intenzioni di fermarci e di riflettere: ci invita a ricordare che quegli urli selvaggi ce li abbiamo dentro, ma vuole proteggerci dal doverli sentire. (Carlo Gallerati)
Benedetta Cari nasce a Roma nel 1992, frequenta il liceo scientifico ma ha la fortuna di crescere con un nonno che alimenta e incoraggia la sua indole artistica. All’età di 17 anni riceve in regalo la sua prima macchina fotografica, scopre così il mezzo di espressione che preferisce e inizia a usarlo per raccontare sé stessa attraverso ritratti e figure di altre donne. Dopo qualche anno di fotografia digitale si avvicina all’analogico e allo sviluppo istantaneo. Partecipa a varie mostre collettive: nel 2019 Imagination a Parigi; nel 2021 Authentic Self alla Kou Gallery di Roma e Isolation all’Istituto Italiano di Cultura di Praga; nel 2022 Other Identity da Guidi & Schoen a Genova e Ex corpo nello spazio Ex garage di Roma. La sua prima personale è del 2023: Il ricordo di sé, a cura di Stefania Plaza Mora, presso la Tevere Art Gallery di Roma. Nel 2024 partecipa alla collettiva Liquid Sky, curata da Benedetta Spagnuolo, al Museo del Mare Galata di Genova.
Giorni di chiusura eccezionale della galleria: da venerdì 11 a domenica 13 ottobre 2024